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La corsa delle materie prime fa saltare gli schemi, rallenta ma può ripartire

Al rialzo dell’energia partito prima della guerra si è aggiunto quello delle commodity agricole, con un’accelerazione dell’inflazione che sta spaventando gli investitori. Servono nervi saldi. I trend di lungo termine sono intatti

I prezzi delle materie prime hanno avuto un ruolo importante nella correzione dei mercati della prima metà del 2022, che ha visto l’azionario europeo e americano entrare prima in territorio correzione, vale a dire sotto di oltre il 10% rispetto ai massimi recenti, e poi in quello dell’Orso, con gli indici sotto del 20%. Allo stesso tempo i rendimenti delle obbligazioni, a partire dal benchmark globale rappresentato dal titolo del Tesoro USA a 10 anni, si sono mossi al rialzo. E’ il risultato di una correlazione tra le diverse asset class: salgono i prezzi delle commodity alla base di praticamente tutte le produzioni di beni, facendo salire i prezzi e quindi l’inflazione, il che spinge le banche centrali ad alzare i tassi per contrastarla, mentre gli investitori chiedono un premio più alto in termini di rendimento proprio per compensare l’erosione di valore che in prospettiva la stessa inflazione comporta per i titoli di debito, dai titoli di Stato ai corporate bond.

Corsa rallentata ma può ripartire
Recentemente la corsa delle commodity ha rallentato, il petrolio è tornato un po’ indietro, alcune materie prime chiave come il rame hanno subito pesanti cali. Il tema inflazione si sta infatti intrecciando sui mercati finanziari con il timore di una recessione in arrivo nei prossimi trimestri, più probabilmente in Europa ma anche negli Stati Uniti. Un’economia che frena consuma anche meno materie prime, per cui la domanda scende e di conseguenza anche i prezzi rallentano. Ma non ci sono certezze, la corsa può ripartire e continuare a infiammare l’inflazione.

Banche centrali più aggressive
Il 2022 era già partito con inflazione globale in rialzo, causata dalla forte ripartenza economica dopo la pandemia, dalle strozzature delle catene di approvvigionamento e distribuzione causate dai lockdown e dal rimbalzo dei prezzi delle commodity, a cominciare da quelle energetiche come petrolio e gas, dopo la caduta verticale seguita alla paralisi dell’economia mondiale causata dal virus. Poi si è aggiunto lo shock dell’attacco russo all’Ucraina, con le sanzioni e le interruzioni di forniture che hanno colpito ancora le materie prime energetiche e in più quelle agricole accelerando ulteriormente l’inflazione, e spingendo le banche centrali a diventare più aggressive. Un ulteriore avvitamento della spirale è stato causato dal ritorno dell’emergenza Covid in Cina, con nuovi lockdown e nuove pressioni su forniture e prezzi.

Il timore degli anni ’70
Il tutto ha prodotto uno scenario che, se durasse a lungo, potrebbe secondo alcuni riportare economie e mercati alla stagflazione degli anni ’70, vale a dire combinazione di crescita bassa e alta inflazione che mette a dura prova mercati e banche centrali. La situazione oggi è molto diversa e gli eccessi di allora ancora lontani. Il grafico qui sotto mostra l’evoluzione negli ultimi 50 anni dei prezzi di materie prime energetiche e alimentari.

Impatto sulle filiere del grano
Tra i prodotti agricoli l’impatto della guerra è arrivato soprattutto sul grano, di cui Russia e Ucraina sono grandi produttori, e le cui forniture si sono interrotte. Il caro grano è potenzialmente esplosivo nei paesi poveri, ed è stato tra le cause scatenanti delle rivolte arabe di 10 anni fa. L’Occidente e l’Europa in particolare rispondono aumentando le produzioni, ma non basta a frenare la corsa dei prezzi. Al caro grano si aggiunge il caro fertilizzanti, i cui prezzi sono schizzati verso l’alto in modo ancora più violento, che sono prodotti con materie prime anche qui concentrate in Russia. I pesticidi, altrettanto importanti per il ciclo del grano, sono invece importati dalla Russia, ma causa sanzioni l’effetto è lo stesso.

Al circolo vizioso si aggiunge lo stop all’auto tradizionale
Caro energia, caro grano e caro fertilizzanti si sono intrecciati in un circolo vizioso, con il primo che ha fatto salire i prezzi dei trasporti, soprattutto marittimi, amplificando l’effetto sui secondi. L’energia, a cominciare da petrolio e gas, è la chiave di tutto, e non a caso gli USA di Biden stanno cercando di riallacciare rapporti più distesi con l’Arabia Saudita, tenuta in castigo prima della guerra perché troppo amica di Trump, per convincerla a pompare più petrolio e far scendere i prezzi. Intanto in Europa si è aggiunta la decisione di mettere al bando la vendita di auto non elettriche dal 2035. La Germania si è già posizionata con investimenti colossali di riconversione, la Francia meno e l’Italia ancora meno, perché produce soprattutto componenti non convertibili all’automotive green. Il rischio è di un prezzo salato in termini di occupazione e crescita.

Sopportare il rischio, anche psicologicamente
L’investitore, soprattutto quello che guarda all’universo azionario, deve prepararsi a sostenere -anche psicologicamente- il rischio di una recessione in Europa e di un forte rallentamento globale, due fattori che vanno a incidere direttamente sulla redditività delle imprese e quindi sulle loro valutazioni in Borsa. Per ora i temi di investimento di lungo periodo restano intatti, dalla digitalizzazione all’automazione, dalla sanità all’energia verde e rinnovabile, fino alle nuove modalità di interconnessione e condivisione, compresa la nuova frontiera del Metaverso. Ma perché riprendano vigore e leadership bisogna traversare il guado di un fiume di incertezze, una traversata che può durare qualche mese o forse anche qualche trimestre.

Affidarsi ai professionisti
Inseguire i massimi e i minimi, come ad esempio comprare su presunti fondi toccati dalle quotazioni azionarie o salire in corsa su treni già partiti al rialzo come le commodity e l’energia, può rivelarsi un esercizio pericoloso. In tempi come questi, il fai da te è altamente sconsigliabile, mentre al contrario serve il conforto di consulenti collaudati ed esperti. Supportato da strumenti di analisi e tecnologia avanzata, un consulente è in grado di capire se ci sono opportunità da cogliere o se la mossa migliore da fare sia non farne nessuna, e restare fedeli alla propria strategia di lungo termine. La gestione dell’emotività in periodi come questi può davvero fare una grande differenza.

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